Danyfotografia
Lug
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David Gilmour in concerto
I mesi di luglio ed agosto si caratterizzano, come da sempre ormai, per il proliferare di eventi musicali dal vivo di numerosi artisti che percorrono in lungo e in largo l'Europa (e non solo) allestendo i propri show. read more.....
Nov
04
L'uomo tranquillo del Rock
Non è certo noto per gli atteggiamenti fuori dall'ordinario e non è famoso per proporre tour mastodontici, dato che non è nemmeno ricordato per le scenografie di effetto nei suoi spettacoli live .... read more.....
Ago
03
La fotografia sportiva
Le indicazioni riportate in queste righe si basano essenzialmente sull’esperienza acquisita nel tempo (errori inclusi). Non vi è quindi la presunzione di voler dettare regole assolute. read more.....
Dic
15
Roger Waters Us + Them
Roger Waters, da molti descritto come la vera anima dei Pink Floyd, nonostante l’età che avanza inesorabilmente, sembra essere come il vino di qualità: più invecchia, più diventa buono. read more.....
David Gilmour in concerto
I mesi di luglio ed agosto si caratterizzano, come da sempre ormai, per il proliferare di eventi musicali dal vivo di numerosi artisti che percorrono in lungo e in largo l'Europa (e non solo) allestendo i propri show. L'Italia, in questo campo, non fa certo eccezione, avendo visto avvicendarsi sui vari palchi numerosi nomi di rilievo nel panorama musicale.
Tra questi ha spiccato la recente apparizione di uno dei mostri sacri del Rock e della musica in generale, il chitarrista David Gilmour che, con ben sei date in giro per la penisola, ha portato in scena il proprio Rattle that lock tour, spettacolo incentrato sul proprio ultimo album, da cui lo stesso tour prende appunto il nome. Le date italiane hanno visto come protagoniste location estremamente suggestive quali, nell'ordine, il Circo Massimo di Roma, l'anfiteatro degli scavi archeologici di Pompei e l'Arena Verona, a similitudine dei, chiostri, castelli o anfiteatri scelti per le altre date in Europa.
La scaletta seguita nelle varie occasioni è stata piuttosto stabile, con poche variazioni e con le performance equamente distribuite tra brani ideati come solista ed altri facenti parte del repertorio storico dei Pink Floyd, dei quali il chitarrista di Cambridge ha fatto parte dal 1968 al 1996.
Come sempre, a farla da padrone è stato l'ormai famoso schermo circolare, contornato da innumerevoli faretti e sul quale venivano proiettati gli psichedelici ed affascinanti fasci di luce,accompagnati da video ed immagini del concerto. Il risultato, per quanto atteso da chi già ha vissuto in passato le performance live di Gilmour e del Pink Floyd, è comunque sempre stupefacente. Agli effetti ottici e luminosi perfettamente integrati con la musica tali da sembrarne parte integrante ed imprescindibile, si unisce una pulizia ed una definizione del suono inarrivabile. Sebbene i volumi potessero sembrare elevati, il livello non è mai stato fastidioso ed è sempre emerso ogni dettaglio dei vari strumenti di volta in volta susseguitisi sul palco. Dal canto suo, Gilmour è parso in grande forma, con un crescendo di partecipazione tra lui ed il resto della band nonché con il pubblico che è parso più che evidente ad ogni data. Ad esibizioni con un Gilmour un po' lento ed a prima vista appagato apparso nella prima parte del tour che lo hanno ha visto nelle date di settembre scorso a Verona e Firenze, si sono sostituiti concerti che sembravano avessero raggiunto un livello superiore, complici, forse, anche gli avvicendamenti della band che hanno visto la sostituzione di Jon Carin e di Phil Manzanera con Chuck Leavel e Chester Kamen, apparsi più partecipativi alla creazione del risultato complessivo e nel quale spiccavano sontuose le performance di Gilmour alle chitarre.
Tutte le date si sono aperte con "5 A.M." brano che fa idealmente da tramite tra il sound floydiano e quello più recente, in cui le timbriche sembrano riportare alle sonorità che lo hanno reso famoso, per passare poi al nuovo millennio, dove Gilmour esplora nuovi orizzonti senza comunque rinnegarsi o discostarsi troppo da se stesso, come per i brani "Rattle that lock" e "Faces of stone" in cui l'inizio più ricercato lascia lentamente il posto all'assolo forse più bello scritto da quando Gilmour ha detto addio ai Pink Floyd, reso ancora più emozionante ed intenso dalla sua lunghezza, estremamente maggiore rispetto alla versione in studio.
Agli altri brani dell'ultimo album hanno fatto seguito pezzi storici tra i quali "Wish you were here", "Money", "Shine on You Crazy Diamond", "Fat Old Sun", "On an Island", "Run like hell", tutti accompagnati da straordinari effetti scenici a base di luci, laser e fumo che da sempre hanno contraddistinto le performance live dell'artista; il tutto senza però che questi prendessero il sopravvento sulla musica, che comunque l'ha sempre fatta da padrona.
Per i più, ha pesato la mancata riproposizione di "Echoes", specialmente nella location di Pompei, dove Gilmour tornava a distanza di 45 anni dalla storica esibizione senza pubblico del 1971. Lo stesso ha però specificato in alcune occasioni che Echoes è sempre stato per lui una sorta di dialogo intimo con Richard Wright, scomparso nel 2007 e del quale ha affermato di sentire molto la mancanza come amico e come musicista. Per tale motivo ritiene che la magia di quel brano non possa più essere ricreata senza il suono dell'amico alle tastiere.
Come sempre, i concerti si sono chiudsi con i brani più coinvolgenti del repertorio floydiano, ossia "Time", "Breathe - Reprise" e, soprattutto, la splendida "Confortably numb", ogni volta suonata di fronte ad una platea esaltata, che ha sempre accompagnato cantando tutte le note del brano, culminante con il lungo ed esaltante assolo dell'inconfondibile Fender Stratocaster "Black over sunburst", attraverso la quale un Gilmour visibilmente soddisfatto ha dato il meglio di se per gli oltre dieci minuti della su performance sul pezzo.
Alla fine di ogni concerto la scena era la stessa; applausi interminabili da parte di tutto il variegato pubblico presente, con molti fan letteralmente in lacrime; dagli adolescenti in estasi per aver visto e, soprattutto, ascoltato per la prima volta una leggenda del Rock mondiale, ai fan con i capelli bianchi (in maggioranza) con gli occhi lucidi, consapevoli di aver assistito a quelle che in molti ritengono possano essere le ultime apparizioni di Gilmour su un palco in un tour ufficiale.
Alla fine, resta la consapevolezza di aver semplicemente assistito a qualcosa di unico, onestamente non riconoscibile nelle performance di altri artisti, non perché gli altri non siano all'altezza, quanto perché il sound di Gilmour, come fu anche per quello dei Pink Floyd, non può essere paragonato a quello di nessun altro; ed è questo, forse, il segreto per cui nonostante gli anni, la sua musica è così attuale e viene apprezzata dai fan di ogni età.
Shine on, David, Shine on...